MARGHERITA GIUSTI E MAURA DELPERO, DUE REGISTE ITALIANE IN CORSA PER L’OSCAR
di Elisa Grando
Vermiglio è stato designato dalla commissione ANICA come il film italiano in concorso per la categoria Miglior Film Internazionale, mentre The Meatseller corre come Miglior Cortometraggio Animato: vincere il David di Donatello l’ha qualificato direttamente per gli Oscar. Margherita Giusti ci racconta com’è nato un film così particolare su una ragazza immigrata con un grande sogno: lavorare nel settore della macellazione
Vermiglio di Maura Delpero è il titolo scelto dalla commissione ANICA per rappresentare l’Italia al Premio Oscar come Miglior Film Internazionale, dopo aver vinto il Leone d'argento - Gran premio della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Il primo passo sarà entrare nella shortlist: il 17 dicembre sapremo se Vermiglio prosegue il suo percorso all’Academy. Ma a correre per la statuetta c’è anche Margherita Giusti con The Meatseller, nella categoria Miglior Cortometraggio Animato: il film ha già vinto il David di Donatello come Miglior Cortometraggio nel 2024 e quindi partecipa alla selezione per l’Academy di diritto. In questa categoria, infatti, i Premi David sono stati rinnovati tra i riconoscimenti e i festival qualificanti per l’Oscar. The Meatseller è visionabile sulla piattaforma degli Oscar: le votazioni si terranno dal 14 al 18 dicembre mentre le shortlist saranno annunciate il 21 dicembre.
The Meatseller, prodotto da Frenesy Film di Luca Guadagnino, è la storia vera della nigeriana Selinna Ajamikoko arrivata in Italia con un’idea precisa in testa: diventare una macellaia, lo stesso lavoro di sua madre. «Di solito quando realizzi un corto d’animazione in Italia sei sempre da solo: è diverso rispetto, per esempio, alla Francia dove c’è un’industria del cortometraggio animato», dice Margherita Giusti. «È stato molto importante vincere un David con un corto autoriale, che ha avuto una produzione vera e propria».
Margherita, come nasce l’idea di un documentario animato sulla storia di Selinna?
«Volevo fare piccole pillole animate di documentari con storie di donne che, tramite il loro lavoro, riuscivano a emanciparsi. La mia cara amica Margherita D’Andrea faceva servizio civile allo Sprar, il centro di accoglienza femminile a Roma dove Selinna faceva l’accademia di macelleria e me l’ha presentata. La voce nel film è sua: ho scritto la sceneggiatura ma non ho modificato le sue frasi. Mi sono innamorata della sua storia».
Quello di diventare macellaia è un sogno particolare per una giovane donna…
«Selinna era talmente ossessiva con la carne, ci raccontava persino il suo colore: era chiaro che c’era sotto qualcosa di molto forte. Era il lavoro della mamma in Nigeria: dagli 8 ai 14 anni Selinna ha lavorato con lei al mercato. Nella prima intervista, quando le abbiamo chiesto che animale voleva essere, ha detto “una mucca, perché questa è la mia esperienza nella vita”: è ciò che le dà il lavoro, ma esprime anche come è stata trattata».
Che tecnica di animazione ha usato?
«È un’animazione 2D, a tecnica ibrida: tutto ciò che è materico, la carne, l’acqua e gli sfondi sono colorati su carta A4, poi scansionavamo i disegni e li rimontavamo insieme. Invece alcuni personaggi li abbiamo colorati in digitale, sempre frame per frame. Con me c’erano sei animatrici, al film hanno lavorato in tutto sedici persone».