FEBBRAIO 2023


INTERVISTA A VANIA PROTTI TRAXLER, LA SIGNORA DELLA DISTRIBUZIONE CHE HA “INVENTATO” IL CINEMA EUROPEO: «HO SCOMMESSO SUI GIOVANI FASSBINDER, WENDERS E YIMOU SEGUENDO LE MIE EMOZIONI» di Elisa Grando

Nel libro “Sognavamo al cinema” l’imprenditrice, che ha fondato col marito Manfredi Traxler la Academy Pictures e ha vinto due David di Donatello, ripercorre più di tre decadi da antesignana del cinema d’essai, con aneddoti leggendari su com’è riuscita a portare in Italia i giovani autori che sarebbero diventati i maestri di domani. E rivela i menu dei celebri pranzi che, da signora del gusto oltre che del cinema, allestiva per ogni film distribuito, dal roast-beef alla spagnola per Il raggio verde di Rohmer all’oca arrosto in forno per Creature del cielo di Peter Jackson.


C’è stato un tempo in cui Spike Lee, Sophia Coppola, Mira Nair, Zhang Yimou erano misconosciuti esordienti sui quali pochi avrebbero scommesso. A portarli sugli schermi italiani è stata una coppia illuminata di distributori, marito e moglie: Vania Protti e Manfredi Traxler che, con la loro casa di distribuzione Academy Pictures, hanno “inventato” il cinema d’autore europeo, come sintetizzava efficacemente Enrico Lucherini. A ripercorrere i momenti epici della loro avventura cinematografica è proprio Vania Protti Traxler nel libro “Sognavamo al cinema” (Edizioni Sabinae), che raccoglie le sue conversazioni con Francesca Boschiero e Giovanni B.Gifuni. Manfredi è mancato prematuramente nel 2000, Vania ha proseguito fino al 2011 con lo sguardo sempre rivolto ai nuovi talenti, al cinema d’essai. Nel 1984 e nel 1997 ha vinto due David di Donatello proprio per la migliore distribuzione del cinema d’autore. Il segreto delle sue intuizioni? «Ho sempre seguito le emozioni», dice. E un approccio umano agli affari che prevedeva anche leggendari pranzi nella sua casa romana in occasione dell’uscita dei film, con menu minuziosamente studiati per l’occasione che il libro riporta in appendice: roast-beef alla spagnola per Il raggio verde di Rohmer, lasagne alla bolognese amatissime da Wenders per Il cielo sopra Berlino, baccalà alla livornese per Lola Darling del giovane Spike Lee. Tutto inizia al Festival di Cannes nel 1978, quando Vania e Manfredi vedono Il matrimonio di Maria Braun di Fassbinder: è colpo di fulmine, lo acquistano per il mercato italiano. Academy Pictures prende il volo. Tra i film distribuiti anche Intervista di Federico Fellini, «regista tra i più  geniali al mondo e nostro amico: per noi veramente un momento di grande orgoglio».

Signora Protti Traxler, molte vostre acquisizioni sono state rocambolesche: l’accordo di opzione per Legami di Almodóvar l’avete firmato su un tovagliolo di carta dell’Hotel Martinez a Cannes, la difficile trattativa per Paris, Texas si è conclusa grazie alla sua intuizione che il produttore Anatole Dauman aveva origini ebree, come sua madre…
«Non so come abbia avuto quell’intuizione. Certo l’aspetto umano è basilare nella trattativa, come quando abbiamo acquistato Lola Darling: col distributore si è creato un rapporto così immediato che abbiamo chiuso l’affare in cinque minuti. Oggi si fa tutto online, in modo virtuale e asettico. Si è persa la parte più affascinante».

Grazie a voi, Sorgo rosso di Yimou è stato il primo film cinese distribuito ufficialmente in Italia…
«Anche quella è stata una scommessa: era inusuale andare a Berlino, comprare un film cinese, vincere l’Orso d’Oro. Sia io che mio marito abbiamo fatto tutto senza calcolo, seguendo il piacere, il gusto, la nostra sensibilità. Era divertente: tutto il gruppo di famosi critici dell’epoca, Kezich, Cosulich, Grazzini, Biraghi, ci chiamava “la coppia anomala del cinema”».

Lei veniva dalla moda, da una sua boutique a Riccione, lui dalla televisione, dalla Rai…
«Ci siamo trovati in una passione comune, che a Manfredi ho un po’ attaccato io».

Del resto è un amore di famiglia: suo nonno Ottorino portò il cinema nella bassa padana acquistando pizze e proiettori dai Lumière…
«Le mie prime volte al cinema avrò avuto forse un anno, era prima della guerra, mi portavano ai film con Alida Valli. Lo schermo mi dava già certe vibrazioni. Ricordo I bambini ci guardano di De Sica: ho pianto tutte le mie lacrime. Anche se ero piccola andavo a vedere film tutti i pomeriggi».

Qual è il segreto di tante vostre intuizioni?
«La voglia di scoperta, con un pizzico di avventura. Il grande cinema americano non aveva bisogno di essere scoperto, tra gli italiani abbiamo distribuito Maledetti vi amerò di Marco Tullio Giordana, Mery per sempre di Marco Risi e non molti altri perché non potevamo metterci in competizione con i distributori e produttori che già c’erano, sarebbe stato un errore. Quindi abbiamo esplorato il cinema europeo, praticamente lanciandolo».

Qual è la scoperta della quale va più fiera?
«Forse Mira Nair con il suo debutto Salaam Bombay!: è una delle prime donne registe indiane, ha una storia abbastanza sorprendente».

Per ogni uscita dei suoi film ha sempre dato un grande pranzo con menu studiatissimi: crescentine per Maledetti vi amerò, cervo alla Carlo Magno per La moglie del soldato di Neil Jordan, risotto alla milanese per Tom Ford e il suo A Single Man
«Sono una persona molto ospitale, mi fa piacere stabilire dei legami anche nel lavoro. Per i menu, sapevo che Wenders era pazzo delle lasagne alla bolognese, per gli altri sono andata a intuizione. A parte per Tom Ford: sono stata ossessionata dal suo ufficio stampa per un mese, si sono raccomandati su tutto, le tovaglie, i fiori, niente crostacei, solo pesce bianco. Ho pensato poi al risotto alla milanese perché lui era legato a Milano per il mondo della moda. Alla fine ho chiesto a Tom se era andato tutto bene, e lui: “Perché?”. Gli ho spiegato dell’ufficio stampa. Mi ha risposto: “Io sono texano e mangio anche certe bistecche!”».

Quali sono i film che ha distribuito che l’hanno colpita di più anche da spettatrice?
«Il cielo sopra Berlino: avendo vissuto la guerra e molti momenti terribili per mia madre che era ebrea, tutti i film di quel periodo mi danno emozioni forti. Ma mi ha colpito anche il Faust di Sokurov, l’ultimo film distribuito. C’è una combinazione che mi ha emozionato: il nostro primo film è stato Il matrimonio di Maria Braun dove debuttò Hanna Schygulla, dopo tanti anni ho chiuso la mia carriera con Faust, dove recitava ancora la Schygulla».

E oggi, che panorama vede?
«Sono arrabbiatissima perché nessuno fa niente per il cinema. Prima di tutto bisognerebbe rimettere a posto i tempi delle finestre distributive e studiare meglio a chi vanno i finanziamenti al cinema. E infine bisognerebbe pretendere dalla Rai che dessero al cinema almeno la metà delle ore che danno alla fiction, o al festival di Sanremo. Mi pare che il cinema sia l’ultima ruota del carro».