ANNE, MIGLIOR CORTOMETRAGGIO AI DAVID66: LA STORIA DI UN AMORE CHE SUPERA IL TEMPO
di Elisa Grando
I registi e il produttore del film vincitore del David di Donatello 2021 come Miglior Cortometraggio raccontano come hanno portato sullo schermo una vicenda vera ma assolutamente incredibile, unendo filmati di repertorio e animazione in rotoscoping
“Tutto quello che vedrete è accaduto veramente”, ammonisce la prima didascalia di Anne, il film premiato con il David di Donatello 2021 per il Miglior Cortometraggio. L’avvertimento è importante perché la storia a cui Anne è ispirato è vera, eppure pare incredibile: racconta di James Leininger, un bambino americano che sognava fatti realmente accaduti a un aviatore coinvolto nelle battaglie nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel sonno del piccolo James riaffioravano ricordi di guerra dettagliati, nomi, missioni, che combaciavano sorprendentemente con le vicende dell’aviatore James Huston II, morto durante la battaglia di Iwo Jima nel 1945.
I registi Stefano Malchiodi e Domenico Croce hanno trasformato la storia di James in un cortometraggio che affianca due diversi linguaggi: quello dei filmati di repertorio e l’animazione in rotoscoping. Il film nasce dalla sinergia di un gruppo di ex allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia: non solo Stefano e Domenico, ma anche i produttori Walter De Majo ed Alessandro Elia di Anemone Film, più Francesca Andriani e Guglielmo D’Avanzo di 10D Film. Da domani, dopo la cerimonia di premiazione del David66, Anne sarà disponibile gratuitamente sul portale di Raiplay.
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«Ho scoperto questa storia per caso, e mi è sembrata molto adatta quando ho pensato di fare un cortometraggio utilizzando immagini di repertorio associate all’animazione», dice Stefano Malchiodi. «Una storia tanto assurda, eppure vera, a livello espressivo andava rappresentata in modo non convenzionale. Racconta che certe cose rimangono al di là della nostra percezione dello spazio e del tempo».
«Il tema dell’amore che prevale sul tempo è centrale», aggiunge Domenico Croce. «Possiamo dimenticare, crescere, rifarci una vita ma invece il tempo, forse in maniera un po’ romantica, non dimentica». Il rotoscoping, una tecnica di animazione che lavora sulle immagini riprese dal vivo, aiuta ad aderire a una storia in cui sono i sentimenti più intimi a dettare le regole del tempo. «Ho trasformato tutti i fotogrammi del cortometraggio in immagine pittorica», spiega Croce. «Era una tecnica utilizzata anche agli albori nei primissimi film Disney per facilitare le animazioni dei personaggi. Il materiale di repertorio si presta all’effetto nostalgico mentre l’animazione, con la scelta di rotoscopizzare a partire dalla gestualità dei personaggi, ricorda i film della nostra infanzia».
Produrre un corto così complesso non è un’impresa banale: «Il film è nato fra i corridoi del Centro Sperimentale di Cinematografia due anni fa, quando eravamo neo diplomati», racconta Walter De Majo. «Per il 95%, il gruppo di lavoro è stato composto da ex allievi del Centro usciti tutti nello stesso anno: Domenico dal corso di regia, Stefano da quello di montaggio, mentre Alessandro Elia, Francesca Andriani, Guglielmo D’Avanzo e io da quello di produzione. È stata una lavorazione lunghissima, iniziata nel 2019. Il film è stato montato, poi doppiato in inglese, infine rotoscopizzato. Le immagini di repertorio vengono in buona parte dall’archivio di Luce Cinecittà, che ci ha regalato per i festival, e per il resto dall’archivio americano Periscope. Per un corto come questo è stato impegnativo anche lavorare sui diritti per la commercializzazione. Dopo la cerimonia del David Anne sarà disponibile su Raiplay, poi continueremo con la distribuzione festivaliera. Infine, pensiamo alla sala, per noi il miglior approdo: appena possibile, grazie anche alla vittoria del Premio Fice a Cortinametraggio, usciremo anche in 400 sale».