Il cinema riparte, ma come? LE RICETTE DEI PRODUTTORI ITALIANI IN CONCORSO A VENEZIA 77 di Elisa Grando ed Emiliano Dal Toso

Come si sta preparando il cinema italiano all’appuntamento con la riapertura reale della nuova stagione cinematografica in autunno? L’abbiamo chiesto ai produttori dei quattro film italiani in concorso al Lido, alla vigilia del primo grande festival internazionale che riunisce nuovamente il suo pubblico in presenza. Una riflessione sullo stato del cinema italiano e dell'industria durante l'emergenza Coronavirus, sugli strumenti fondamentali per rimettere in moto la filiera, sui primi ritorni sul set e gli scenari possibili del prossimo futuro. Ognuno ha la sua ricetta, ma un ingrediente resta comune: la voglia di ripartire dalla sala cinematografica.


Pierfrancesco Favino per PKO Cinema & Co., Andrea Calbucci e Maurizio Piazza per Lungta Film, produttori di Padrenostro di Claudio Noce

Venezia 77 ha un sapore particolare per Pierfrancesco Favino. Dopo la vittoria del David di Donatello come miglior attore protagonista per Il traditore di Marco Bellocchio, la corsa al Leone d’Oro anche da produttore insieme ad Andrea Calbucci e Maurizio Piazza suona come la chiusura di un cerchio aperto alla Mostra fin da ragazzo. «Essere in concorso a Venezia per noi è un onore e un desiderio che si avvera», afferma Favino. «Zaino in spalla, andavamo alla Mostra da studenti appassionati a nutrirci di cinema fino a stordirci. Essere al Lido in questa situazione particolare e così difficile ci fa sentire ancora più partecipi e vogliosi di unire le nostre energie alla realizzazione del Festival più antico del mondo: in un certo senso, di restituire con gratitudine quello che dalla Mostra abbiamo potuto imparare».

«In sala, con una strategia distributiva pre-pandemia»
Padrenostro uscirà nelle sale il 24 settembre, distribuito da Vision Distribution. «Avremo il piacere e la responsabilità di far parte di quei film che riapriranno la stagione cinematografica italiana con una strategia distributiva pre-pandemia a tutti gli effetti», annunciano Calbucci e Piazza. «Fare pronostici è chiaramente molto difficile. Quello che ci auguriamo è che il pubblico abbia voglia di tornare a fare parte di un rito collettivo che appartiene alla nostra quotidianità da molto tempo, di sostenerlo, ma soprattutto di tornare a goderne di nuovo». Il rinvio di molti film, certo, potrebbe riconfigurare il calendario e le abitudini degli spettatori: «Forse la quantità ridotta di titoli permetterà una tenitura più lunga in sala e la possibilità di far affezionare di più il pubblico, in un consumo dell’intrattenimento meno frenetico. Ovviamente siamo in una situazione d’emergenza che non possiamo ignorare».

«La chiave della ripartenza? Autenticità e qualità»
 Per affrontare le sfide anche economiche del prossimo futuro, Calbucci e Piazza non hanno dubbi: solo la ricerca attenta di progetti di qualità può ridare fiato al cinema. «La pandemia, che ha portato dolore e disagi e milioni di persone, ci impone di dedicare tutti i nostri sforzi come produttori nella ricerca, nel sostegno e nella realizzazione di progetti che coniughino qualità e intrattenimento. Ora più che mai investiamo tempo e risorse nello sviluppo di storie che noi per primi come produttori possiamo amare e sostenere. L’autenticità e la qualità, indipendentemente dai generi cinematografici, saranno la chiave della ripartenza dell’industria dell’audiovisivo, l’unico vero collante in grado di aggregare finanziatori motivati e animati dalla nostra stessa passione».

«Sul set, ai festival: la sicurezza prima di tutto»
Sui set dell’autunno, la parola d’ordine sarà responsabilità. «Il futuro del cinema italiano dipende unicamente da noi. La base di partenza è la sicurezza dell’individuo, oggi più che mai è necessario che tutti siano consapevoli della responsabilità che hanno nel modo in cui si approccia il lavoro», dicono Calbucci e Piazza. «Ci saranno purtroppo ancora momenti difficili, è importante fare squadra e rispettare le regole che la situazione impone, per il bene di tutti». I grandi festival del cinema, intanto, «hanno dovuto far fronte ad un evento straordinario unico che ha colpito più qualcuno e meno altri. Tutti, ad ogni modo, hanno reagito al meglio delle proprie possibilità e sicuramente continueranno a farlo, lavorando con le circostanze, per i mesi a venire».


Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, produttori per Vivo Film di Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

 A febbraio, Marta Donzelli e Gregorio Paonessa erano in concorso a Berlino con Siberia di Abel Ferrara. Poi tutto si è fermato. E ora si riparte da Miss Marx, con due certezze: il concorso del Lido e l’uscita in sala il 17 settembre, con la distribuzione di 01. «Tutti speriamo che Venezia sia l’inizio di una rinascita, ce lo auguriamo con forza, e non solo per il cinema, naturalmente. La funzione dei festival, in un momento così difficile e dopo la chiusura delle sale per tanti mesi, è forse ancora più importante», dicono i produttori di Vivo Film. «Essere in concorso è sempre una grande emozione e responsabilità, ma questa volta c’è qualcosa di più che fa della Mostra di quest’anno un’edizione storica. Il fatto di essere a Venezia con un nostro film, anche con mascherina e distanziamento, ci rende ancora più orgogliosi perché testimoni insieme a tanti altri di un tentativo di “ricreazione” di un mondo, quello del cinema, che non è solo il nostro mondo, ma un pezzo della cultura, dell’identità e dell’immaginazione collettive, senza frontiere alcune».

«Il cinema faccia sistema per superare l’incertezza»
Per Donzelli e Paonessa, la rinascita passa attraverso l’unità del comparto, la continuità degli investimenti e la capacità di salvaguardare un’idea di cinema che prescinda dall’emergenza del momento. «Ci sembra che il mondo della produzione cinematografica in Italia si sia rimesso al lavoro con grande senso di responsabilità e coraggio per far ripartire la macchina. Per tutti l’incertezza è il fattore più difficile, perché rende molto complicato programmare, fare strategie, immaginare e interpretare il futuro. C’è bisogno di grande unità e del tentativo di fare sistema come comparto. C’è bisogno che i volumi di investimento nel settore, sia a livello pubblico che privato, non calino, anche perché la domanda rispetto ai contenuti non può che crescere. E poi c’è bisogno di dialogare con i partner italiani e internazionali, altri produttori, coproduttori, sales agent, distributori per capire quali progetti possano interpretare meglio i cambiamenti prodotti dalla pandemia, ma senza dimenticare che la nostra missione è soprattutto quella di proporre un’idea di cinema che non sia solo il prodotto dell’apocalisse che ci è piombata addosso da un momento all’altro».

«Siamo già sul set, fra test e protocolli»
Donzelli e Paonessa sono già tornati sul set ma, dicono, «per quanto riguarda i protocolli di set tutto è molto difficile. Noi stiamo in questo momento girando il nuovo film di Andrea De Sica, Non mi uccidere, prodotto con Warner. Stiamo andando avanti con molta prudenza e molto rigore, ma la situazione dei contagi su territori dove giriamo può cambiare di colpo da un giorno all’altro, e i problemi legati ai protocolli in generale e in particolare ai test degli attori, dei generici e della troupe non sono pochi».

«La sala resta al centro, anche a capacità ridotta»
L’autunno, anche per Paonessa e Donzelli, è nelle sale cinematografiche. «Non possiamo che augurarci che il pubblico ricominci ad andare al cinema, e che nonostante tutto, in sicurezza, grazie agli sforzi che stanno mettendo in campo gli esercenti, la voglia di immergersi nel buio della sala sia più grande della paura. Si ripartirà con sale a capacità ridotte, ma la cosa più importante è che il desiderio di tornare in sala sia stimolato dall’arrivo di prodotti di qualità. In questo senso la funzione di Venezia e dei film che saranno lanciati dalla Mostra sarà decisiva. Speriamo davvero che Miss Marx abbia il pubblico del cinema come suo primo pubblico».


Donatella Palermo, produttrice per Stemal Entertainment di Notturno di Gianfranco Rosi

Donatella Palermo e Gianfranco RosiIl percorso di Donatella Palermo attraversa alcuni dei titoli più coraggiosi e significativi del cinema italiano recente: Tano da morire di Roberta Torre, Cesare non deve morire di Paolo e Vittorio Taviani, Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Con Notturno, l’ultimo film di Rosi in corsa per il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia, la produttrice propone un nuovo racconto e un nuovo sguardo sul mondo, un documentario sulle persone che vivono nelle zone di guerra in Medio Oriente, dichiarando una sconfinata fiducia nella possibilità del cinema di riflettere sul nostro presente e sfidando l’emergenza Covid-19 che ha costretto gli esercenti a tenere chiuse le sale per troppi mesi. «La Mostra di quest’anno segna una linea di demarcazione di ripartenza. Presentare un film a Venezia dal vivo e non online è un segnale importante».

«Trovare storie che interpretino il presente, dopo lo shock dell’emergenza»
«Il cinema è sempre riuscito a ripartire dopo le guerre e le emergenze. Ci sono film girati sulle macerie: le storie e le immagini aiutano a conoscerci e a capire che cosa è successo, proiettandoci nel futuro», commenta Palermo. «I produttori hanno il compito di capire quali sono i film che ha senso fare oggi. Dopo lo shock della pandemia, alcune storie possono sembrare vecchie. Noi dobbiamo interpretare il momento, ora è difficile sapere quali saranno le storie in grado di parlare di quello che abbiamo vissuto, ma è uno sforzo che dobbiamo cominciare a fare».

«Il cinema ha il dovere di non fermarsi»
Notturno sarà distribuito in Italia da 01 Distribution il 9 settembre: la sala cinematografica è il suo approdo naturale. «Si deve ritrovare il coraggio di andare in sala. Guardare un film è nello stesso tempo un rito solitario e un rito collettivo. Il grande schermo trasmette un’energia unica, che non può essere replicata da nessun televisore. Fare cinema significa anche condividere emozioni con altre persone. La dimensione culturale è fondamentale per l’uomo, e non soltanto il cinema ha il dovere di non fermarsi, ma lo hanno anche la letteratura, l’arte, la musica, il giornalismo. Questi sono strumenti che ci permettono di comprendere che cosa stiamo vivendo».

«La pandemia può abbattere le barriere, anche nel cinema»
Oltre a Venezia, il film di Gianfranco Rosi è stato invitato anche a tre grandi festival americani: New York, Toronto ed è stato selezionato nella line up di Telluride. «Finché ci saranno film che vanno incontro al mondo e che non siano troppo locali, i festival continueranno a svolgere un ruolo fondamentale», dice Palermo. Il futuro, ai tempi del Covid-19, è per forza di cose ancora più condiviso: «Mi auguro che la pandemia che stiamo affrontando possa abbattere le barriere, perché coinvolge tutti, nessuno escluso. Non mi piace continuare a parlare di etichette, cinema italiano, americano, francese: facciamo tutti parte dello stesso pianeta».


Marica Stocchi e Giuseppe Battiston, produttori per Rosamont di Le sorelle Macaluso di Emma Dante

Giuseppe Battiston e Marica StocchiQuelli di Rosamont, la casa di produzione di Marica Stocchi e Giuseppe Battiston nata nel 2018, sono stati due anni vissuti intensamente. Mentre l’onda dell’emergenza Covid-19 si abbatteva sul cinema, i primi film pronti per l’uscita si sono fatti notare sulla scena internazionaleHere We Are dell’israeliano Nir Bergman è stato selezionato con bollino nell’ “edizione astratta” di Cannes 2020 e ora il titolo di punta, Le sorelle Macaluso di Emma Dante, corre per il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. «Non si poteva iniziare meglio», commenta Battiston. «Abbiamo creato questa società con l’obiettivo piuttosto ardito di fare quello che ci piace, produrre cinema che ci rappresenti e rappresenti qualità. È una scommessa difficile: ci rende orgogliosi che Emma abbia deciso di fare il suo film con noi. Detesto le quote rosa, amo invece il punto di vista delle donne nel cinema come nella vita: spero ci saranno tante Emma nel nostro futuro di produttori».

«Primo passo: tornare nelle sale»
«Pensiamo che sia proprio il cinema d’autore e indipendente quello che può far ripartire il sistema in tempi di pandemia», afferma Stocchi. «Venezia è un’occasione importantissima, per questo Le sorelle Macaluso uscirà al cinema il 10 settembre. C’è il rischio di guadagnare meno ma un film come questo, che viene scelto espressamente dagli spettatori, ha più possibilità di trovare un pubblico in sala rispetto ai grandi titoli. Dal punto di vista strategico, ma anche etico, non possiamo parlare di cinema d’autore e produttori indipendenti se poi non siamo pronti noi per primi ad affrontare con coraggio un momento come questo. Inoltre produrre e distribuire un film italiano sostenuto dai finanziamenti pubblici ci dà un dovere morale: vedere il film è un diritto del pubblico».

«Il segreto per risalire: ricalcolare i tempi del lavoro»
Spiega Stocchi: «Siamo una startup: per ragioni tecniche Rosamont non è riuscita a raggiungere alcuno strumento di sostegno. La chiave per affrontare il futuro prossimo, comunque, è un’altra: ogni produttore deve capire che tipo di progetti possono essere realizzati seguendo le norme di sicurezza. In questi mesi stiamo investendo le energie nella scrittura e nello sviluppo di nuovi progetti nel tentativo di accelerare sulla realizzazione il prossimo anno». Tra i film rinviati al 2021 c’è Due, l’esordio alla regia di Battiston, che avrebbe dovuto partire la scorsa primavera. Le premesse restano identiche: «Con Rosamont cerchiamo di coniugare ragioni economiche e ideali artistici: una cosa davvero molto complessa», afferma Battiston. «Marica è precisa e protettiva, abbiamo un continuo scambio artistico e culturale. Quindi proseguiremo anche con il mio progetto ben sapendo che non si può sacrificare tutto». In autunno il percorso potrebbe essere a ostacoli ma, afferma Stocchi, «la creatività necessaria in questo mestiere, anche nei ruoli più amministrativi come quelli di un produttore, mi fa peccare di ottimismo e pensare che troveremo delle soluzioni. Dobbiamo farci conoscere e trovare il nostro pubblico».



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