AL LIDO, NASCE LA POLITICA DELLE AUTRICI di Elisa Grando

Venezia 77 sarà ricordata come la Mostra delle registe: 8 in concorso, 3 nel Fuori Concorso, 12 in Orizzonti, 4 fra Biennale College e College Cinema VR, 12 nella sezione Venice VR Expanded, 5 rispettivamente nelle Giornate degli Autori e nella Settimana della Critica. Sono numeri che inaugurano una nuova politica delle autrici, anche italiane, che sta stretta nell’etichetta indeterminata di “cinema al femminile” e incarna piuttosto una pluralità di sguardi di donne sul mondo in trasformazione, su paesaggi spesso estremi, sull’amore.

Si tratta, soprattutto, di donne che osservano altre donne, quelle al centro dei loro racconti. Come la Eleanor Marx di Susanna Nicchiarelli, che in Miss Marx riscopre la figlia più piccola del filosofo tedesco: femminista e socialista, letterata e traduttrice, in lotta per i diritti delle donne, irrimediabilmente in anticipo sui tempi e innamorata di Edward Aveling, tanto da arrivare al gesto estremo. Eleanor cercava di combattere la sua tempesta interiore ma voleva cambiare il mondo, un po’ come le altre protagoniste dei film della Nicchiarelli, la piccola comunista Luciana di Cosmonauta, o la cantante Nico di Nico, 1988, film per il quale la regista ha vinto il David di Donatello per la Miglior Sceneggiatura Originale. Per tutte la strada dell’emancipazione dalla famiglia, da un sentimento tossico o da un passato leggendario e ingombrante è un percorso contraddittorio che stride con gli affetti più essenziali. L’importante, però, è cominciare a intraprenderlo: «Non serve lamentarsi, bisogna agire: le ragazze si devono svegliare e lottare per non farsi dire da nessuno che non possono. O che se lavorano troppo non sono abbastanza femminili», dichiarava nel 2009 Nicchiarelli alla Mostra, dove Cosmonauta ha vinto la sezione Controcampo: un vero e proprio manifesto del suo cinema.

È tutto fatto da donne BMM - Being My Mom, il cortometraggio di esordio alla regia di Jasmine Trinca: lo produce Olivia Musini, le protagoniste sono Alba Rohrwacher e la giovane Maayane Conti. «Being My Mom è una passeggiata metaforica nell'esistenza di due donne, una madre e una figlia. Un'indagine sulle strade luminose e oscure della maternità e di ogni figliolanza», scrive Jasmine nelle note di regia. E non stupisce che per il debutto dietro la macchina da presa abbia scelto di sondare una maternità giocosa e stralunata, impregnata delle sue personali memorie di bambina, dopo aver regalato allo schermo tante “madri imperfette” e indimenticabili, come quelle di Fortunata e La dea fortuna, i ruoli che le hanno portato due David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista.

Registe che osservano altre donne, dunque, e spesso anche l’impronta che la famiglia ha lasciato su di loro, come fa Emma Dante seguendo Le sorelle Macaluso dall’infanzia alla vecchiaia nel perimetro di un appartamento di Palermo. Oppure, autrici che raccontano un paesaggio umano inaspettato, come la band romagnola Extraliscio protagonista di Si ballerà finché entra la luce dell’alba – Extraliscio Punk da balera di Elisabetta Sgarbi, alle Giornate degli Autori, o la comunità dell’altipiano dell’Alfina intenta a celebrare il funerale dell’agricoltura nel corto Fuori Concorso Omelia contadina di Alice Rohrwacher (con l’artista francese JR). O ancora, registe per le quali i passaggi geografici sono movimenti esistenziali, come nel road movie Guida romantica per posti perduti di Giorgia Farina, ancora nelle Giornate degli Autori.
Al Lido nasce insomma una politica delle autrici dove lo sguardo femminile non è un valore assoluto, ma un valore aggiunto. Come arricchirà il programma di questa Mostra, lo scopriremo giorno per giorno. Aspettando il vero punto di svolta: quando ai festival la presenza di tante registe sarà semplicemente la norma, e non più una notizia.


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