I MANETTI BROS. RACCONTANO IL NUOVO VOLTO DI DIABOLIK AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO CON I DAVID DI DONATELLO
di Elisa Grando
«Siamo partiti dallo sguardo e dall’aspetto fisico di Giacomo Gianniotti: trovavamo che fosse molto Diabolik. È una persona solare, ma abbiamo scovato il suo lato oscuro»: al grande pubblico del Salone del Libro, nell’incontro in partnership con l’Accademia del Cinema Italiano, i registi hanno raccontato come hanno scelto il nuovo Re del terrore e come hanno fatto dialogare fumetto e cinema
A convincere i Manetti bros. a scegliere l’attore canadese Giacomo Gianniotti come nuovo Diabolik, dopo il primo film con Luca Marinelli, è stato prima di tutto lo sguardo intenso dell’attore canadese, arrivato dritto anche attraverso la web camera dei primi provini online, durante la pandemia. L’hanno raccontato i registi al Salone del Libro di Torino nell’incontro speciale organizzato dal David di Donatello, una collaborazione che da tre edizioni esplora le connessioni tra cinema, letteratura e fumetto e che negli anni scorsi anni ha portato Salone anche Saverio Costanzo e Giorgio Diritti.
Da Luca Marinelli a Giacomo Gianniotti
Nella gremitissima Sala Rossa del Salone, i Manetti bros. hanno parlato di come l’estetica di Diabolik abbia attraversato da sempre il loro immaginario e della sostituzione in corsa Luca Marinelli per i due nuovi film della trilogia, che hanno appena terminato di girare in Calabria. «Abbiamo avuto l’opportunità di girare gli altri due Diabolik prima dell’uscita del primo, rimandato per la pandemia: una grande responsabilità», hanno detto i Manetti bros. «Luca Marinelli però era impegnato sul set di Le otto montagne, il film che è ora a Cannes. Dovevamo cambiare protagonista. I primi provini con Giacomo sono stati online: ci hanno colpito subito il suo sguardo e il suo fisico, trovavamo fosse molto Diabolik». Gianniotti viene dalla serie Grey’s Anatomy e da personaggi lontanissimi dal fascino da antieroe di Diabolik: «In più è una persona molto solare. Ma lavora a Los Angeles, è un attore di formazione americana: sul set è capace di cambiare completamente. Abbiamo trovato il suo lato oscuro. E sul set non si staccava mai dal coltello di Diabolik».
«Grazie al David per Ammore e malavita abbiamo realizzato il sogno Diabolik»
L’opportunità di girare Diabolik, hanno raccontato i registi, è scaturita proprio dalla vittoria del David di Donatello al Miglior Film nel 2018 per Ammore e malavita: «Tutto si è messo in moto dopo che abbiamo vinto il David. Siamo andati a proporre la nostra idea alla casa editrice Astorina, che pubblica Diabolik, forti di quella vittoria, e abbiamo trovato ascolto dopo che per più di 50 anni avevano scartato molte offerte di adattamenti per il cinema». I Manetti hanno pensato a «Diabolik come il lato oscuro di James Bond: chi si aspettava che facessimo il Marvel italiano probabilmente non ha mai davvero letto il fumetto». E hanno lavorato su un personaggio che per loro è sempre stato un riferimento estetico decisivo: «Di solito facciamo un cinema meno estetizzante, più “guerriglia”, invece stavolta la cosa che ci ha divertiti è stato proprio ricreare gli ambienti e lo stile vintage del fumetto, oggetto per oggetto, insieme alla nostra scenografa Noemi Marchica. Oltre alla vittoria di Manuel Agnelli per la Miglior Canzone con La profondità degli abissi, ci hanno fatto molto piacere anche le altre 10 candidature al David di Donatello per gli aspetti più estetici, come la scenografia, i costumi e il trucco: dimostrano che il nostro lavoro è arrivato. E la nomination al David Giovani prova che le giovani generazioni non amano il cinema di una volta solo perché non lo vedono. Se glielo facciamo vedere, piacerà».
60 anni di Diabolik in una trilogia
Adesso tocca ai prossimi due film: «Nella trilogia pensiamo di dare il pacchetto completo di chi sono Diabolik, Eva e Ginko. Abbiamo cercato di riassumere 60 anni di fumetti in tre film». Eva, del resto, è protagonista assoluta al pari di Diabolik, sulle pagine delle sorelle Giussani come sullo schermo: «Questo è decisamente un fumetto scritto da due donne, e il nostro film ha un forte punto di vista femminile. Eva è protagonista assoluta, ed è una novità per quegli anni: in molti fumetti di super cattivi del tempo le loro donne erano solo vittime o amanti. Diabolik si ispira a Fantômas, ma la sua caratteristica è proprio il ruolo di Eva, che non a caso entra in scena salvandolo».