Il giovane David e le battaglie del futuro

Il David di Donatello si prepara alla sfida del 2021:  il testo della conversazione con Piera Detassis, presidente e direttore dell'Accademia del Cinema Italiano, raccolto da Arianna Finos per “The Dreamers”, la newsletter di Repubblica dedicata al cinema.


È stato un anno di montagne russe. Era partito in modo straordinario. Eravamo in una situazione in cui finalmente si avvertiva un forte ritorno di affezione del pubblico verso il nostro cinema, ottimi risultati al box office, autori importanti. Avevamo appena vinto due premi al Festival di Berlino, Elio Germano per Volevo Nascondermi e i fratelli D’Innocenzo per Favolacce. Ho fatto in tempo a vedere Volevo nascondermi in quell’unico giorno in cui è stato al cinema, da spettatrice in sala. Dopo di che è calata la cortina di ferro e quindi una serie di film sono usciti sulle piattaforme.


È iniziato il gioco delle speranze di riapertura, le deroghe, le disillusioni. L’estate ci ha regalato l’opportunità delle arene, i cinema riaperti, s’è sperato davvero in una stagione di ripresa con l’autunno, grazie anche all’isola felice che è stata la Mostra di Venezia, organizzata in modo eccezionale. E invece la situazione è peggiorata e in molti, specialmente i film prettamente natalizi, hanno scelto la piattaforma perché si è capito che i cinema non avrebbero riaperto per le festività. Alcuni film hanno mantenuto ferma l'idea di uscire in sala, e quindi rimandato, penso al film di Carlo Verdone e a quello di Nanni Moretti slittato di un anno, ma anche agli attesissimi Diabolik e Freaks Out.


Per quanto riguarda il David di Donatello anche grazie a Rai 1 e a una piccola ma tostissima squadra, quella dell’Accademia, subito riconvertita al digitale, siamo riusciti ad organizzare l’8 maggio una cerimonia virtuale in prima serata: sembrava impossibile e invece si è trasformata in un momento di solidarietà e calore. Abbiamo avuto bellissime reazioni dal cinema, anche per l’umanità e la commozione dei protagonisti che hanno aperto le loro case, in quelle stanze si sono affacciate compagne, sorelle, mogli, figli… Un bellissimo momento che non ha parlato solo agli specialisti ma a tutti gli spettatori.


Con i David abbiamo fatto passi ulteriori verso lo svecchiamento, ringiovanire e integrare la squadra è stato fondamentale per spazzare via un po’ di polvere accumulata. Nell’anno della pandemia è stata poi fondamentale la scelta di spostare al 28 febbraio (dal tradizionale 31 dicembre) l’iscrizione dei film in concorso, accettando per la prima volta anche quelli usciti direttamente in streaming e nelle piattaforme. A sale chiuse non si poteva buttare il lavoro di tanti professionisti escludendoli dal premio. Credo che in tutte le professioni in questo momento ci siano due opzioni, fermarsi e aspettare che passi - e lo ritengo pericoloso - oppure lavorare a testa bassa, capire che c'è un salto tecnologico importante, guardare avanti, avere uno sguardo progettuale al futuro, capire cosa ritroveremo quando i cinema riapriranno, ed essere pronti.


Sono molto fiduciosa per il ritorno in sala. Dopo tutti questi mesi in casa attaccati a schermi piccoli e anche più grandi, ma sempre solitari, ci sarà una grande voglia di tornare a incontrarsi e guardare il cinema sul grande schermo. Serve una grande campagna sulla sicurezza delle sale e la consapevolezza che non si potrà tornare “come prima”, perché molte cose sono cambiate dentro e fuori di noi. La sala va re-immaginata come luogo di socialità, aggregazione e inclusione, e certamente per il cinema il futuro sarà misto, o “promiscuo” in senso felice, visto che mi auguro un sistema virtuoso in cui la sala dialoghi con le piattaforme e gli esercenti possano interfacciarsi con i gestori di piattaforme, in una gestione diversa ma concordata delle windows. Anche perché, pur essendo difficile avere i dati, non credo che uscire semplicemente in streaming o in Vod possa ancora compensare economicamente l’uscita-sala, soprattutto quando non si tratta di potenziali blockbuster.


La morte del cinema è stata annunciata molte volte, ma non è mai avvenuta: il cinema è sopravvissuto all’avvento del sonoro, della tv, del dvd e sopravvivrà allo streaming, adeguandosi. Assisteremo probabilmente a una divaricazione e polarizzazione tra le multisale blockbuster, e i piccoli circuiti d’autore per un pubblico esigente, metropolitano, più anziano ma che, in realtà, si alimenta e rinnova in continuazione perché proprio le  piattaforme hanno allargato il panorama a film piccoli di ogni nazionalità, incoraggiando la visione in lingua originale.


Credo anche molto nelle piattaforme verticali, specialistiche, in forte espansione, dedicate a un pubblico attento, una rete capace di creare quella famosa Cineteca di Babele dove ciascuno possa trovare il suo film, il suo autore, la sua ossessione. Ovviamente la formazione dei giovani in tutto questo avrà un ruolo fondamentale e questo il David lo ha capito da tempo. Un cinema che va insegnato non solo come storia o con rassegne di film a contenuto sociale: si deve raccontare ai ragazzi il cinema e il suo meraviglioso passato che è stato anche rivoluzione di linguaggio usando gli strumenti comunicativi che conoscono, integrando la classica masterclass o lezione con l’uso creativo dei social. La lingua del cinema è ancora altra cosa dalla serialità pur bellissima di oggi, la sua unicità mi pare ancora indiscussa.


Infine vale la pena di sottolineare l’importanza dei festival come elemento centrale per il mercato e per far conoscere e incontrare autori, film, business. Da questo punto di vista il 2021 parte in salita, con Berlino solo virtuale e Cannes che si potrebbe spostare a luglio, solo Venezia resta salda nelle sue date di settembre. Nella seconda metà dell’anno, quando speriamo davvero in una situazione di normalità, ci sarà poi da mettere ordine nelle uscite, in una sovrabbondanza di prodotto accumulato nel tempo: il rischio è la sovrapposizione e lo stallo. Sarà una enorme sfida, anzi sono tante le sfide che ci attendono, ma questo periodo storico è l’occasione per un vero cambiamento, lo sforzo che a ogni livello è stato fatto, anche sul fronte tecnologico, può davvero aiutarci a ridisegnare il futuro. È il momento per riflettere e rimettersi davvero in gioco. Oggi vince chi ha una visione.